COMUNICATO STAMPA
Focus organizzato dall’Inapp in occasione del Festival “Luci sul Lavoro” di Montepulciano
IN TOTALE SONO 13 MILIONI I LAVORATORI COPERTI DAI SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE, MENTRE SONO 11 MILIONI DALLE INTEGRAZIONI IN CASO DI SOSPENSIONE DEL LAVORO
Prima della Fornero e del Jobs Act con il sistema CIGO e CIGS erano appena 5 milioni i lavoratori tutelati in caso di sospensione del rapporto di lavoro, ed erano esclusi dai sussidi di disoccupazione quasi 2,5 milioni di dipendenti. Ora l’88% dei dipendenti privati sono coperti dalle integrazioni salariali, e la copertura dei sussidi di disoccupazione è universale. Oltre all’introduzione di una rete di protezione con il Reddito di cittadinanza.
Roma, 11 luglio 2019 – Nonostante una crisi durissima il welfare italiano è oggi più solido che in passato per quanto riguarda il sostegno al reddito. Grazie a un ciclo di riforme, in particolare la legge sul lavoro Fornero del 2012 e il Jobs Act del 2015, si è ampliata la platea di chi usufruisce di sussidi di disoccupazione: dalle vecchie indennità si è passati all’Aspi e quindi alla Naspi e le reti di protezione sono aumentate. A fronte di un’occupazione tornata a livelli pre-crisi, oggi i lavoratori “protetti” in caso di disoccupazione sono 2 milioni in più per un totale di 13 milioni. È questa la fotografia che emerge da un focus organizzato dall’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, in occasione del Festival “Luci sul lavoro” di Montepulciano dal titolo “Dieci anni di riforme del lavoro e del welfare. Siamo ancora il paese della flex-insecurity?” riprendendo il titolo di un noto studio di Berton, Richiardi e Sacchi.
“Dieci anni fa l’avvio della Grande Recessione, poi seguita dalla crisi del debito sovrano del 2011, trovò il welfare italiano impreparato e inadeguato ad affrontare un problema di sostegno al reddito di portata epocale” – ha spiegato il presidente Inapp, Stefano Sacchi – “nei decenni precedenti le crisi occupazionali erano state affrontate con lo strumento della cassa integrazione, peraltro appannaggio dei soli settori forti del mercato del lavoro italiano. A fronte dell’introduzione di massicce dosi di flessibilità nel mercato del lavoro a partire dagli anni Novanta, gli investimenti in un sistema moderno di sussidi di disoccupazione erano stati risibili, e non era mai stata introdotta una rete di sicurezza per la generalità della popolazione, cioè uno schema di reddito minimo”.
“In questa situazione, che all’epoca definimmo “flex-insecurity” anziché flexsecurity come in Danimarca o in Olanda – ha proseguito – si intervenne sul welfare italiano in condizioni di emergenza attraverso gli strumenti degli ammortizzatori in deroga, ma man mano che la crisi si estendeva i buchi della rete di protezione sociale si facevano sempre più larghi. Le due importanti riforme strutturali dell’ultimo decennio, la legge 92 del 2012 e il Jobs Act, hanno coniugato nuove dosi di flessibilità, ma questa volta con investimenti corposi nella protezione dei lavoratori, con risultati tangibili”.
In particolare prima del 2012, ovvero prima della legge Fornero e del Jobs Act, i lavoratori con contratto a tempo indeterminato che avevano accesso ai sussidi di disoccupazione erano il 90%, oggi sono saliti al 99%. Ancora più marcata la crescita per i contratti a tempo determinato passati dal 62% all’88% con una differenza + 26%. Un forte incremento si è poi registrato per gli apprendisti che sono passati da appena il 21% al 92% di oggi, proprio grazie alle riforme del lavoro e del welfare, che li hanno anche inclusi nella cassa integrazione a cui prima non avevano diritto. Proprio sulle integrazioni salariali in caso di riduzione dell’orario di lavoro o sospensione del rapporto si è avuta un’altra estensione delle tutele: se prima della crisi erano coperti solo 5 milioni di lavoratori, inseriti nel sistema CIGO e CIGS, oggi sono oltre 11 milioni i lavoratori protetti, l’88% dei dipendenti privati. Restano esclusi 1,5 milioni di dipendenti con datori di lavoro molto piccoli (meno di 5 addetti).
“Più di recente, il Decreto dignità ha corretto alcuni eccessi della liberalizzazione dei contratti a termine – ha proseguito il presidente dell’Inapp – “senza però stravolgere l’impianto della riforma Fornero e del Jobs Act, per quanto riguarda la liberalizzazione del contratto a tempo indeterminato. Al tempo stesso, è stato rafforzato l’investimento fatto nella costruzione di una rete di protezione avviata con il Reddito di inclusione, con l’introduzione del Reddito di cittadinanza. Il lungo ciclo di riforme del lavoro e del welfare dell’ultimo decennio consegna all’Italia un mercato del lavoro più flessibile, con luci ed ombre, ma nel quale i lavoratori sono certamente più protetti che in passato”.
Il focus del Festival “Luci sul Lavoro” di Montepulciano curato dall’Inapp sarà occasione di una discussione che vedrà impegnati oltre al presidente, Stefano Sacchi anche Riccardo Salomone, dell’Università di Trento e Presidente Agenzia del Lavoro, Bruno Anastasia, Veneto Lavoro, Giorgio Santini, già Segretario Generale Aggiunto CISL e senatore, ed Elsa Fornero, già Ministro del Lavoro. Saranno presenti anche Fabio Berton, Università di Torino e Matteo Richiardi, direttore Euromod dell’Università di Essex (UK).
Per maggiori informazioni:
Giancarlo Salemi
Portavoce presidente Inapp
06-85447700 – 347 – 6312823
Ufficio stampa Inapp
06 85447597 – 059
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