17.05.2021 – Inapp, su iniziativa del suo Comitato Unico di Garanzia, intende testimoniare la sua adesione ai valori della Giornata mondiale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, nella convinzione che la sensibilizzazione su questi temi, la diffusione della conoscenza e l’impegno nel contrasto alle discriminazioni possano costituire un contributo al percorso verso la costruzione di una società pienamente inclusiva, nella quale le persone LGBTIQ possano essere libere di esprimere loro stesse senza per questo veder limitati i propri diritti o dover vivere una vita nascosta.
La giornata mondiale, riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite, si celebra il 17 maggio di ciascun anno dal 2004, in ricordo di quando il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) eliminò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali nella Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD). Più recentemente, nel 2019, l’OMS ha eliminato anche la disforia di genere dalle malattie mentali, collocandola nell’ambito delle condizioni correlate alla salute sessuale.
Le discriminazioni, le violenze e il bullismo verso le persone lesbiche, gay, bisessuali, trans, non binarie, intersessuali e queer (LGBTIQ) purtroppo sono fenomeni ancora oggi persistenti, che conducono a una limitazione nelle libertà, nell’esercizio dei diritti e, nei casi di aggressioni e violenze fisiche, a conseguenze gravi quando non alla morte.
Nonostante gli sviluppi legislativi degli ultimi decenni abbiano certamente contribuito a migliorare la vita delle persone LGBTIQ, resta ancora molto da fare. Il clima di maggiore accettazione sociale spesso non si traduce in effettivi miglioramenti nella loro vita, come hanno mostrato diverse rilevazioni condotte negli ultimi anni. L’Agenzia europea dei Diritti Fondamentali – FRA rileva come il 43% delle persone LGBTIQ nel 2019 dichiari di sentirsi discriminato, a fronte di un valore che nel 2012 era pari al 37%. Come sottolinea la Commissione Europea, nel mondo del lavoro, le persone LGBTIQ continuano a subire discriminazioni durante il reclutamento, sul posto di lavoro e alla fine della loro carriera, contrariamente alla legislazione dell’UE in questo settore.
Per molte persone LGBTIQ non è ancora sicuro mostrare affetto pubblicamente, parlare apertamente del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere, sia in casa che sul luogo di lavoro, senza sentirsi minacciate o subire aggressioni e violenze. Una quota importante di queste è anche a rischio di povertà ed esclusione sociale, una situazione aggravata dalla crisi dovuta alla pandemia di Covid-19, se si considerano i periodi di confinamento per il contenimento dei contagi e l’incidenza maggiore che la crisi economico-occupazionale ha sulla popolazione maggiormente vulnerabile. È necessario quindi che l’integrazione, in tutte le politiche, degli obiettivi di uguaglianza e inclusione consideri le specificità di tali questioni, in primo luogo aumentando e diffondendo la conoscenza e la consapevolezza sulle diversità e sull’inclusione.