Dopo la trasmissione all’Ufficio di Presidenza della Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, è ora disponibile anche nel repository digitale Inapp, la nota redatta dall’Istituto in riferimento alla “Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a salari minimi adeguati nell’Unione europea (COM (2020) 682 final)”.
Il documento riporta in maniera analitica quanto riferito da Marco Centra, responsabile della Struttura Lavoro e professioni dell’Inapp, nel corso dell’audizione, che si è svolta l’11 gennaio scorso, in videoconferenza con la Commissione del Senato, assieme a rappresentanti Inps, Inapp, Comma 2, Cobas e Federdistribuzione, in relazione all’esame dell’atto di proposta UE in materia.
Come riporta il documento nelle sue conclusioni: “Gli studi sull’impatto dell’introduzione del salario minimo riportano effetti positivi in merito a numerosi parametri: la spinta all’aumento dell’efficienza e della produttività delle imprese, un maggiore gettito fiscale e contributivo, una crescita della domanda aggregata in assenza di effetti diretti sui livelli occupazionali. A questi sono legati anche effetti positivi indiretti associati al miglioramento della qualità della vita dovuto all’aumento del reddito disponibile delle famiglie con più bassi salari. Tuttavia l’impatto positivo potrebbe essere temperato dalle numerose differenze tra le imprese attive nel sistema economico italiano. (…) Se da un lato l’Italia non sembra aver bisogno di una rete di protezione garantita dal salario minimo legale poiché adeguatamente protetta da una elevata incidenza della contrattazione collettiva, dall’altro la diffusione crescente dei cd. contratti pirata sottrae i lavoratori interessati da tale fenomeno alla tutela effettiva, rendendo la copertura da parte della contrattazione un mero dato figurativo. Inoltre la spinta alla crescita dell’efficienza e il mantenimento dei livelli di competitività delle imprese in presenza di un aumento del costo del lavoro presenta forti elementi di eterogeneità, dovuti al settore di attività, alla dimensione, alla propensione all’innovazione e all’esportazione e ad altre diverse caratteristiche. Per tali ragioni, da un lato, l’introduzione di un salario minimo legale potrebbe attenuare se non eliminare il fenomeno dei contratti pirata e, dall’altro, un ulteriore allargamento delle contrattazione collettiva di secondo livello dovrebbe essere in grado di tenere conto dei fattori di eterogeneità, recuperando a livello aziendale o territoriale le differenze nel carico di adeguamento, e costituendo anche un punto di riferimento per ottimizzare in ultima analisi l’applicazione di un livello minimo legale del salario, nella prospettiva di utilizzare in modo complementare e coordinato i due modelli di determinazione del salario minimo: intervento legale e contrattazione collettiva. Da ultimo, l’inclusione di un salario minimo legale permetterebbe di estendere il livello collettivo di copertura ai livelli di reddito dei lavoratori parasubordinati, non coperti dalla contrattazione collettiva”.
Per approfondire
Nota per audizione Inapp presso la Commissione 14° Senato della Repubblica, 11 gennaio 2021