Gli individui che hanno risposto alla rilevazione PIAAC appartengono alle principali comunità di stranieri residenti in Italia (romeni, marocchini, albanesi, cinesi, ucraini etc.)[1] e la loro stima campionaria in PIAAC è pari al 9,2% del campione totale dell’Indagine. Questi sono da considerare “migranti integrati”, per cui occorre considerare che per questo segmento di popolazione vi è stata un’ “autoselezione positiva” dei rispondenti, elemento da tenere presente quando si analizzano i dati qui esposti[2].
Anche se con punteggi medi diversi, in Italia le medie dei punteggi sulle scale di literacy e numeracy dei nativi, dei migranti cosiddetti “recenti” (residenti nel paese da meno di cinque anni) e di quelli “stabili” (residenti da cinque anni o più) segue lo stesso andamento degli altri Paesi OCSE e, in generale, della media OCSE.
Se la media OCSE ottenuta dai migranti nelle prove di literacy si attesta su un punteggio che li colloca al livello 2 (250 punti), l’Italia fa parte di quel gruppo di Paesi (insieme a Spagna, Svezia e Corea) in cui la media delle proficiency è inferiore (228 punti).
La percentuale maggiore dei migranti raggiunti dall’indagine PIAAC nel nostro Paese si è comunque collocata al livello 2 sia per la literacy che per la numeracy: il punteggio medio dei migranti nei test di literacy è 228 punti, mentre quello nella numeracy è di 231 punti.
Per la popolazione migrante il fattore che produce l’impatto maggiore sulle competenze sembra essere il numero di anni di soggiorno nel Paese ospitante: coloro che risiedono in Italia da dieci anni o più ottengono un punteggio medio sensibilmente più alto (232 punti).
Le differenze di genere rivelano una proficiency media migliore delle donne (235 punti) rispetto agli uomini (224 punti), così come i migranti di seconda generazione sembrano avere risultati un poco superiori rispetto a quelli di prima generazione (225 punti sulla scala di literacy, 226 su quella di numeracy per questi ultimi; 233 punti sulla scala di literacy, 236 su quella di numeracy risultano essere invece i punteggi medi ottenuti dai migranti di seconda generazione).
Da un punto di vista anagrafico le competenze dei migranti sono fortemente correlate con l’età in cui è avvenuta la migrazione nel paese ospitante: le proficiency migliori si hanno in quegli individui che sono migrati in un età compresa tra gli 0 e i 5 anni e peggiorano via via che l’età aumenta.
Se si osserva lo status occupazionale dei migranti presenti nel nostro paese in relazione con le loro competenze, si nota come la percentuale degli occupati full-time sia superiore tra i “migranti stabili” rispetto ai migranti arrivati in Italia da cinque anni o meno, così come diminuisce la percentuale dei disoccupati. Questo dato sembra andare di pari passo con le proficiency ottenute: la tendenza, infatti, è quella per cui i migranti stabili e occupati ottengono punteggi medi superiori.
Punteggi medi ottenuti dai nativi e dai migranti di 1° e 2° generazione sulle scale di Literacy e Numeracy
[1] In base ai dati presenti nel Dossier Immigrazione 2012 a cura di Caritas e Fondazione Migrantes queste sono le cinque comunità di stranieri (UE e non UE e in quest’ordine) più numerose presenti in Italia.
[2] Risulta metodologicamente opportuno ricordare che nel caso dei migranti il campione non presenta una numerosità tale da renderlo pienamente significativo a livello statistico.
Sintesi ed elaborazione dati a cura di Ilaria Piperno.