I dati PIAAC riguardano tutte le attività di istruzione formale e non formale (legate al lavoro e non) svolte dagli intervistati (tranne i giovani tra 16 e 24 anni che sono nel ciclo iniziale di studi) nei 12 mesi precedenti la rilevazione.
La percentuale di partecipazione degli adulti ad attività di formazione è la più bassa tra i Paesi partecipanti a PIAAC, 24% contro il 52% della media OCSE. Sono in netta prevalenza occupati (81%).
Si tratta di una formazione intrapresa dagli intervistati principalmente per motivi legati al miglioramento di aspetti della propria posizione professionale, svolta prevalentemente fuori dall’orario di lavoro, se formale, o prevalentemente all’interno dell’orario di lavoro se si tratta di formazione non formale. generalmente percepita come utile per l’attività lavorativa svolta (in percentuale inferiore quella formale: 67% vs 86%).
Gli ostacoli maggiori alla partecipazione (e quindi i principali problemi di conciliazione) hanno a che fare con gli impegni derivanti dal lavoro stesso (più al Nord e al Centro rispetto a Sud e Isole), e poi (in particolare per le donne) con problemi di cura familiare, e con i costi connessi alla iscrizione (più frequentemente al Sud rispetto a Nord e Centro).
Emerge con evidenza che coloro che hanno partecipato ad attività di formazione (tanto più se formale) raggiungono livelli di competenza maggiori ai test di proficiency: la percentuale di persone che raggiunge o supera il livello 3, considerato il livello soglia per vivere e lavorare efficacemente oggi, raddoppia (vedi grafico successivo) e il punteggio medio passa da 241 a 268.
Partecipanti e non ad attività di istruzione e formazione per livelli di competenza (literacy)
A parità di titolo di studio, avere partecipato ad attività formative offre un vantaggio in termini di performance che appare più marcato per i titoli di studio dal diploma in su e meno marcato per chi ha titoli di studio bassi (vedi grafico successivo).
Performance dei partecipanti e non ad attività di istruzione e formazione per titolo di studio[1] (punteggi medi literacy)
Avere partecipato ad attività formative contribuisce in modo significativo al mantenimento dei livelli di competenze nel tempo, gli over 55 enni che hanno avuto esperienze formative hanno livelli di competenze decisamente superiori ai loro coetanei non formati ed in generale superiori alla media italiana.
L’apprendimento stimola il desiderio di apprendere: il 49% della domanda di formazione non soddisfatta è costituito da persone che hanno già partecipato ad attività formative negli ultimi 12 mesi.
Chi raggiunge i livelli più alti livelli di competenza ha molta più probabilità (più del doppio) di partecipare ad attività formative: rispetto a chi ha un livello basso di competenze.
Per cui se per gli high skilled si prefigura l’ipotesi di un circolo virtuoso apprendimento- accrescimento delle competenze-apprendimento con i relativi impatti sugli aspetti lavorativi, sociali e culturali, più preoccupante appare lo scenario relativo ai low skilled che rischiano di entrare in un circolo vizioso del tipo scarsa partecipazione-deterioramento delle competenze-diminuzione delle probabilità di partecipare ad altre attività di apprendimento e di vedere così. sempre di più allontanarsi la probabilità di costruirsi un bagaglio di competenze adeguato per la partecipazione efficace a livello lavorativo sociale e culturale.
[1] Il raggruppamento di titoli di studio definito” low” include per l’Italia: nessun titolo o meno della licenza elementare, licenza elementare , licenza media e nuovo obbligo, corsi regionali brevi (1°livello). Il raggruppamento di titoli “medium” include: diploma quinquennale, qualifica degli istituti professionali di stato, IFTS e corsi regionali di secondo livello. Il raggruppamento definito” high” include: laurea di 3-5 o 6anni, Diploma di Conservatorio di musica, di Accademia di belle arti, di Accademia di danza, di Attore o Regista o ISIA, Corso post-laurea o Corso di specializzazione post-laurea (di almeno 2 anni), Dottorato di ricerca.
Sintesi ed elaborazione dati a cura di Manuela Amendola.