Le professioni comprese in questa unità conducono ricerche ovvero applicano le conoscenze esistenti in materia di studio e di sviluppo dei materiali conosciuti, di possibili nuovi usi degli stessi, di progettazione e sviluppo di macchinari e processi di produzione di materiali per prodotti con prestazioni particolari. Sovrintendono e dirigono tali attività.

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Nuovo sistema di competenze

[TEXT1] Per poter svolgere efficacemente le proprie attività, questa figura professionale dovrà raggiungere una piena padronanza degli standard tecnici di prestazione. L’ingegnere dei materiali dovrà, inoltre, avere conoscenza specifica delle materie prime e delle materie seconde, in una logica di economia circolare. Le cosiddette materie prime seconde (MPS) possono, in particolare, derivare dai residui dei processi produttivi (ovvero essere recuperate direttamente negli stabilimenti, con un ciclo che si svolge direttamente all'interno delle sedi di produzione, come accade ad esempio nel caso degli scarti di lavorazione di una industria siderurgica, che possono essere direttamente rifusi per ottenere materia prima) oppure essere ottenute tramite il recupero e/o il riciclaggio dei rifiuti (con un processo, dunque, a valle della fase di vendita e consumo dei beni, come accade oggi per molti tipi di materiali quali, ad esempio, i materiali ferrosi, ma anche il vetro, la carta e le plastiche recuperati attraverso la raccolta differenziata).

[TEXT2]

Ridefinizione degli assetti professionali

[LISTA 2]Quella dell’ingegnere dei materiali è una professionalità strategica per tutti i settori produttivi, soprattutto per quel che riguarda gli investimenti in ricerca e innovazione. Si tratta di una figura professionale in ascesa nel futuro, stante l’esigenza di sviluppare e utilizzare nei diversi settori di applicazione nuovi materiali ecocompatibili (materiali di riuso, scarti, ecc.), in un’ottica di sostenibilità ambientale. L’evoluzione di questo profilo professionale nella direzione di un “ingegnere dei materiali ecocompatibili” risponde, peraltro, alla progressiva affermazione del nuovo modello dell’economia circolare, basato sull’idea della separazione della crescita economica dallo sfruttamento delle risorse naturali e degli ecosistemi grazie ad un utilizzo più efficiente delle risorse stesse perseguendo gli obiettivi dell’estensione della vita dei prodotti, della produzione di beni di lunga durata, del ricondizionamento e della riduzione della produzione dei rifiuti. Un maggiore uso di materie prime seconde presenta innumerevoli vantaggi: riduce la necessità di estrarre materia prima dalla Terra, comporta in genere cospicui risparmi di energia e ha un costo più basso per la materia prima, dal momento che quest’ultima non viene sprecata né durante la produzione di materiale nuovo, né con lo smaltimento dei rifiuti. Questo nuovo approccio alle materie, in linea con una strategia europea per le materie prime che spinge verso il recupero e il riciclo dei materiali (Raw material Initiative dell’UE), risulta coerente anche con il nuovo paradigma dell’urban mining, che considera le città, prima ancora dei giacimenti naturali, come cava/miniera di materie prime a cielo aperto. Si passa, infatti, ad una concezione di cava/miniera intesa in senso ampio, come qualsiasi contesto da cui sia possibile estrarre materiali, con particolare riferimento ai rifiuti urbani e al fatto che gli edifici demoliti nelle città risultano fonte di molti materiali. In particolare, in futuro lo Urban Mining potrà rappresentare, accanto al riciclaggio e all’approvvigionamento di materie prime, una strategia complementare per reperire materiali, basata sulla stima qualitativa e quantitativa degli stock presenti in un territorio, e sui flussi in entrata e in uscita, inserendo nel calcolo anche le risorse “immobilizzate” negli edifici (metalli, legno, vetro, ecc.). Ciò consentirà una stima delle risorse che si renderanno nuovamente disponibili quando queste costruzioni, arrivate al termine della loro vita utile, saranno demolite. In questo trend di trasformazione, un profilo professionale come quello dell’ingegnere dei materiali potrà senza dubbio giocare un ruolo di rilievo, poiché possiede le competenze tecniche necessarie e, nel contempo, si contraddistingue proprio per il fatto di promuovere l'innovazione, sia tecnologica che gestionale, nel proprio ambito di attività.

[TEXT3] Di seguito i principali compiti che caratterizzano la UP individuata, così come risultanti dall'Indagine Campionaria sulle professioni realizzata congiuntamente dall’Isfol (ora INAPP) e dall’Istat nel 2014. Segue, il dettaglio delle indicazioni dei partecipanti al Tavolo in merito all'esistenza eventuale di compiti innovati rispetto a quelli già presenti e/o di compiti completamente nuovi.

[LISTA 3] Compiti Attuali
  • condurre attività di ricerca in materia di studio e di sviluppo dei materiali
  • predisporre e presentare progetti di ricerca scientifica
  • realizzare studi di fattibilità
  • ricercare o scegliere le attrezzature e i materiali
  • verificare l'applicazione industriale di alcuni materiali
  • ottimizzare l'uso dei materiali
  • collaudare nuovi materiali
  • eseguire diagnosi strutturali
  • predisporre perizie (per tribunali, imprese, ecc.)
  • redigere e trasmettere relazioni tecniche
  • valutare e rilasciare brevetti
  • partecipare al dibattito scientifico (conferenze, convegni, seminari, ecc.)
  • realizzare pubblicazioni scientifiche (articoli, saggi, ecc.)
[LISTA 4] Compiti Innovati
  • Con riferimento alle attività svolte nell’ambito settoriale del ciclo dei rifiuti, alcuni compiti di ricerca, verifica e controllo dovranno essere aggiornati, alla luce della crescente affermazione di una logica di circular economy e dei principi di sostenibilità ambientale. In particolare, si ritiene opportuno modificare i seguenti compiti: condurre attività di ricerca in materia di studio e di sviluppo dei materiali, inclusi materiali da riuso, da scarti, materiali ecocompatibili, al fine di ridurre l’impatto ambientale; verificare l'applicazione industriale di alcuni materiali, inclusi materiali da riuso, da scarti, materiali ecocompatibili; ottimizzare l'uso dei materiali, in una logica di sostenibilità collaudare nuovi materiali, inclusi materiali da riuso, da scarti, materiali ecocompatibili. Al contrario, compiti che pure tradizionalmente caratterizzano l’operato dell’ingegnere dei materiali hanno meno importanza, se rapportati allo specifico comparto dei rifiuti, rispetto al quale le attività di ricerca tecnologica risultano senza dubbio preponderanti. In questo senso, non risultano di particolare rilievo compiti tradizionali quali partecipare al dibattito scientifico (conferenze, convegni, seminari, ecc.) e realizzare pubblicazioni scientifiche (articoli, saggi, ecc.).
[LISTA 5] Compiti Nuovi
  • Coerentemente con l’evoluzione del ruolo professionale già delineata, gli ingegneri dei materiali dovranno anche svolgere nuovi compiti per poter operare in maniera efficace nell’ambito del ciclo dei rifiuti. In particolare, dovranno: conoscere e valutare le materie prime e le materie seconde; occuparsi di rendere più sostenibili i materiali tradizionali nella fase del riciclo e della dismissione; conoscere, valutare e ottimizzare le performance ambientali dei materiali in una logica di circolarità del ciclo di vita; conoscere gli standard tecnici di prestazione; certificare la qualità della materia seconda e della materia prima, garantendo che la materia prima seconda rispetti standard di garanzia pari alla materia prima vergine; promuovere l'innovazione tecnologica e gestionale nel proprio ambito di attività; progettare ed eseguire opere di bonifica.

Tendenze del cambiamento rispetto alla rappresentazione attuale della Unità Professionale(*)

[TEXT4] Per quanto riguarda le conoscenze e le skill esse sono state analizzate per verificare la direzione assunta dal cambiamento anche in termini di incremento, mantenimento o diminuzione del peso di ognuna di esse, a partire da come sono attualmente declinate nella banca dati e relative alla Figura Professionale considerata. Le due tabelle seguenti contengono le prime 10 conoscenze e le prime 10 skill così come risultanti dall'Indagine Campionaria citata. In alcuni casi esse sono più di 10 in ragione del fatto che si è scelto di utilizzare il 10° valore, che in alcuni casi può riguardare più una conoscenza o skill. L'ordine delle conoscenze e delle skill è determinato dal fattore importanza.

[LIST 6]
Importanza
Complessità
Conoscenze
Ingegneria e tecnologia
93 →
73 ↑
Produzione e processo
87 ↑
64 ↑
Lingua straniera
85
63 →
Fisica
78 →
64 →
Lingua italiana
75 →
58 →
Matematica
71 →
66 →
Chimica
71 ↑
65 ↑
Informatica ed elettronica
65 ↑
49 ↑
Progettazione tecnica
64 ↑
58 →
Servizi ai clienti e alle persone
57 ↑
46 →
Skills
Senso critico
90 →
69 →
Parlare
85 →
69 →
Scienze
84 →
74 →
Risolvere problemi complessi
84 ↑
66 ↑
Apprendimento attivo
82 ↑
75 →
Adattabilità
82 ↑
74 →
Comprendere testi scritti
81 →
76 →
Scrivere
81 →
74 →
Capacità di analisi
81 →
66 →
Ascoltare attivamente
78 ↑
67
Selezionare strumenti
78 ↑
66 →

[TEXT5] In alcuni casi sono indicate ulteriori conoscenze e competenze che i partecipanti al Tavolo hanno considerato come necessarie nel futuro scenario e non presenti tra le prime 10 individuate dall'Indagine.

[TEXT6] INDICAZIONI PER IL SISTEMA DELL’EDUCATION
In futuro questa figura professionale, che già si contraddistingueva per un alto livello di qualificazione (laurea specialistica), dovrà acquisire skills sempre più elevate e specialistiche per poter operare nell’ambito della green economy. Sarà, dunque, sempre più necessario in futuro acquisire competenze post lauream relative ai principi dell’economia circolare, per le quali sarà opportuno prevedere percorsi formativi di specializzazione ad hoc.


[LEGENDA] Fonte: INAPP in collaborazione con esperti di settore delle istituzioni, parti sociali e mondo imprenditoriale ed accademico