Il Rapporto INAPP 2021, presentato il 16 luglio a Montecitorio presso la Sala della Regina, è il primo dell’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ma riprende la tradizione decennale dell’Isfol. Il Rapporto traccia le trasformazioni in corso nel mercato del lavoro e nei sistemi della formazione professionale a fronte dei macro-trend globali di cambiamento dei sistemi economici, con spunti di riflessione sull’interazione tra tali processi e lo shock pandemico, e descrive dinamiche e scenari evolutivi di medio periodo relativi al mondo del lavoro, della formazione e della società per i quali, nella prospettiva di analisi dell’Istituto, sembra esservi maggior bisogno di interventi da parte dei decisori politici, per affrontare adeguatamente sia le presenti emergenze congiunturali, sia le criticità strutturali. Negli ultimi mesi il mondo del lavoro ha subito una sorta di ‘stress test’ che ha messo in evidenza criticità e debolezze strutturali, aprendo profonde ferite non ancora cicatrizzate. Tra le ferite si registrano le difficoltà, e spesso la chiusura, di diverse unità produttive; i licenziamenti, i mancati rinnovi dei contratti a termine e le difficoltà del lavoro autonomo; la caduta del reddito da lavoro (anche da lavoro atipico) per larghe fasce della popolazione, cui si è sopperito con sostegni di emergenza in aggiunta al pilastro del Reddito di Cittadinanza; l’accentuazione dei problemi nella prospettiva di genere e dell’inserimento lavorativo della popolazione giovanile. Ma la crisi legata alla pandemia ha intaccato anche la dimensione del vivere sociale: i processi educativi per tutte le età hanno subìto torsioni spesso con conseguenze negative, i rapporti interpersonali, quando non interrotti dagli esiti letali dei contagi, sono stati sottoposti a tensioni che hanno colpito specialmente i soggetti costretti a condurre nuove forme di convivenza e di lavoro in condizioni di emarginazione sociale e di disagio abitativo; i disabili e le persone bisognevoli di assistenza medica hanno spesso dovuto affrontare lunghi periodi di isolamento e di paura. La possibilità di realizzare un sistema organico di interventi è però oggi accresciuta dalla presenza delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), da non sprecare, per poter ricomporre quelle lacerazioni che hanno rivelato criticità strutturali già presenti nel sistema, ma per lungo tempo ignorate o non adeguatamente affrontate.
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