Legge di Bilancio, esclusa la stabilizzazione di 170 precari Inapp
Il presidente Stefano Sacchi: “Una politica miope che fa figli e figliastri”
02.11.2017 – “Una politica miope fa figli e figliastri – afferma Stefano Sacchi, Presidente dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, INAPP – Il disegno di legge di bilancio introdotto in Senato non contempla alcuna risorsa per la stabilizzazione del personale dell’Inapp (l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche). Oltre 170 tra ricercatori e amministrativi che lavorano da oltre 15 anni presso l’Ente di ricerca vigilato dal Ministero del lavoro con contratti di collaborazione prima, a tempo determinato oggi e che hanno tutti i titoli per ottenere la stabilizzazione immediata prevista dalla legge Madia. Queste lavoratrici e lavoratori meritano, dopo 15 anni, di uscire dalla precarietà e in una legge di bilancio che distribuisce risorse in vario modo mi attendevo che venissero riconosciute le loro professionalità. Ma quello che più sconcerta è la disparità di trattamento tra i lavoratori precari dell’Inapp e quelli dell’Anpal, altro ente vigilato dal Ministero del lavoro, che con la legge di bilancio vengono stabilizzati, proprio grazie ai fondi del Ministero del lavoro. Peggio: i 51 lavoratori e lavoratrici a tempo determinato di Anpal, che verranno stabilizzati con i fondi del Ministero del lavoro, erano fino a pochi mesi fa in forza all’Inapp, e si sono trasferiti all’Anpal su base volontaria. Sacrosante le loro stabilizzazioni, ma è inaccettabile che chi è rimasto a svolgere quelle funzioni di analisi e valutazione delle politiche pubbliche che tutti i giorni la politica si mette in bocca come necessarie nel nostro paese, venga penalizzato da scelte miopi e scorrette, che discriminano platealmente tra situazioni identiche. Questo è inaccettabile, e mi appello a tutte le parlamentari e i parlamentari delle Commissioni Bilancio e Lavoro di Senato e Camera, e in primo luogo i Presidenti Tonini e Sacconi, Boccia e Damiano, perché correggano questa patente ingiustizia, ristabilendo i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori dell’INAPP”.